Il Cammino di “salvezza” è un viaggio verso l’infinito che dura tutta la vita ed esprime l’anelito a quella perfezione e alla gioia di cui ci parla Sant’Agostino nelle Confessioni: Ci hai fatti per te, e il nostro cuore non ha posa finché non riposa in te”… “Oh, dimmi per la tua misericordia, Signore Dio mio, cosa sei per me. Di’ all’anima mia: «La salvezza tua io sono!». Dillo, che io l’oda. Ecco, le orecchie del mio cuore stanno davanti alla tua bocca, Signore. Aprile, e di’ all’anima mia: «La salvezza tua io sono». Rincorrendo questa voce, io ti raggiungerò, e tu non celarmi il tuo volto”.
Questo viaggio è un modo di essere, è il divenire orazione con la propria esistenza che piano, piano, si fonde con la strada stessa che percorriamo, impregnata di Cristo, Egli stesso “nostra Via”.
Nell’introduzione dei “Racconti di un Pellegrino Russo”, Tomas Spidlik scrive. “Il viaggio esige uno sforzo, è un dono, sacrificio della propria energia e del proprio tempo. In compenso, la marcia è una vittoria sul tempo e una liberazione dalle preoccupazioni di ogni giorno” e aggiunge che il Pellegrino Russo a cui sono attribuiti i racconti “E’ il rappresentante di tutti coloro che cercano Dio per mezzo della preghiera continua del cuore”.
Ed è proprio camminando e percorrendo la loro strada interiore che padre Pio e don Tonino Bello sono diventati “Preghiera vivente”, “Rosario di carne”, “Cirenei” dell’umanità sofferente.
Padre Pio ha camminato in spirito, attraverso la bilocazione, raggiungendo luoghi e persone diversamente inaccessibili, guarendo, confessando, dando l’assoluzione a ch era in punto di morte (il massone Rizzani) a chi era in carcere (il Cardinal Midszenty), don Tonino ha raggiunto i suoi figli in ogni dove, usurando le sue logore scarpe ed anticipando l’esortazione di papa Francesco più volte espressa, anche nella meditazione dell’11 maggio 2017, in Santa Marta, ad essere Chiesa in cammino. “Capire che sono in cammino, in un popolo in cammino e che un giorno — forse oggi, domani o fra trent’anni — mi troverò faccia a faccia con quel Signore che mai ci lascia soli, ma ci accompagna nel cammino” .
Dunque padre Pio e don Tonino in cammino verso la pienezza dei tempi, verso la Gerusalemme Celeste, per consolare, dare speranza, confessare, intercedere diventando Cirenei dell’umanità sofferente e ferita, ognuno nel suo contesto storico, passandosi la Croce di Cristo, come una staffetta d’amore e di sangue che purifica e guarisce.
E anche per noi, per la mia famiglia, padre Pio è stato Cireneo, il Cireneo che ha preso su di se il mio dolore di madre, il dolore di mio figlio, un Ecce Homo nel sul lettino d’ospedale, il Cireneo che ha preso per mano Matteo e lo ha condotto, durante il coma, o forse nella terribile ora dell’arresto cardiaco, a fare un incredibile viaggio: verso la luce prima, verso il Paradiso, verso gli Arcangeli e poi verso Roma, da cui lo ha ricondotto indietro, rassicurandolo che sarebbe guarito e restituendolo a noi e alla sua vita terrena.
Durante quell’incontro, davanti ad un lettino d’ospedale, in cui era deposto un bambino gravemente ammalato, padre Pio ha dato a Matteo un messaggio su cui, per anni, ho riflettuto, discutendone con santi sacerdoti per poterne comprendere il complesso senso teologico. Il messaggio dato in forma di domanda era: “Matteo vuoi guarire tu questo bambino?”. Ad esso Matteo rispose con un’altra legittima domanda: “E come si fa?” E ad essa padre Pio ha replicato: “Con la forza di volontà”. Espressione criptica al momento. Quando Matteo mi raccontò dell’incontro e del dialogo io non capii, soprattutto mi sembrò assurdo che un bambino di sette anni potesse ricordare e riferire espressioni così particolari. Poi col tempo, meditando ho dato una mia personale spiegazione. La guarigione è oltre che quella fisica, la libertà dell’animo dal peccato, dai lacci del male e tanto l’una quanto l’altra, richiedono un atto forte di volontà, ossia il libero affidamento all’onnipotenza e alla misericordia di Dio. Quando dunque doniamo attraverso la nostra intelligenza, la nostra vita a Dio, fidandoci di Lui, realizzando il perdono, vivendo l’amore e credendo che Cristo può entrare nelle nostre vite oggi, accadono cose straordinarie che trasformano e sublimano l’ordinario.
Nell’Epistolario, padre Pio più volte ripete di essere Cireneo dell’umanità sofferente, il Cardinale Ursi lo definì “L’umile e grande Cireneo di Cristo”. Fernando da Riese scrive nella sua biografia su di lui “padre Pio Crocifisso senza croce”: “ Pure a padre Pio non mancò la passione esteriore oltre che quella nascosta. Portò visibilmente una croce, Cireneo, allora, per la croce esterna che portava senza lamento e Cireneo per il cumulo di pene nascoste, di notte oscura, di tentazioni, di lotte, persecuzioni umane. Visse cinquant’anni di stimmate, crocifisso con Cristo, per completare la stessa missione di Cristo. Il fascino di padre Pio è quello di Cireneo di Cristo e crocifisso con Cristo” .
Io posso affermare, che lo è stato, Cireneo, e lo è ancora, per tanti, così come lo è stato per noi 18 anni fa. E quando per dire grazie della guarigione di mio figlio è incominciato un cammino fatto di testimonianze e di servizio, personale e di tutta la famiglia vocata a professioni di aiuto quali la Medicina e la Psicologia, ho compreso che ognuno di noi poteva decidere di essere “Cireneo dell’altro”, attraverso l’ascolto, l’accoglienza, il sorriso.
Mancava per me un tassello, che ho trovato nel percorso umano e spirituale di don Tonino Bello: diventare “Cirenei della gioia”. E proprio don Tonino durante gli Esercizi Spirituali a un gruppo di sacerdoti, tenuti a Lourdes nel luglio del 1991, scrive: “Entrare nel mondo significa mettersi al servizio della gente. Dovremmo essere anche Cirenei della felicità della gente e servi del mondo… Facciamo suonare le campane della speranza. Come Cirenei della gioia, quindi, ci avviamo verso il santuario della Madonna di Lourdes. Siamo contenti questa sera di portare anche il sospiro della letizia pasquale di tutte le cose, di tutte le creature, del mondo che ci siamo lasciati dietro. Noi dovremmo essere, per abitudine, gli annunciatori delle gioia pasquale come Maria di Magdala…Sarebbe bello che la gente dicesse di tutti noi che siamo <<quelli che fanno suonare le campane>>, le campane della gioia di Pasqua, le campane della speranza”.
L’esempio di padre Pio e don Tonino è voler camminare, nonostante le tribolazioni, nella speranza e nella gioia, verso il Paradiso, prendendo come modello Maria. Il loro viaggio è quello che ognuno di noi può e deve intraprendere alla ricerca di Dio e di quella pace e di quella letizia intaccabili e rigeneranti, che sono il Signore può donare, guardando alla forza e alla fede di una giovane umile e normale che con il suo “si” ha cambiato le sorti del mondo, divenendo corredentrice nel progetto di salvezza dell’uomo.
Scrive nelle sue lettere padre Pio: “La Madonna guidi il vostro cuore…La Madonna sia la stella che guidi il vostro cammino…La Mamma celeste è l’anello di congiunzione tra l’umanità e la divinità. Io mi sento come una barchetta a vela, spinto dal respiro della Mamma celeste. Anche se sperduto in alto mare, io sono tranquillo perché sono diretto spiritualmente da Lei”.
Don Tonino Bello sempre a Luordes scrive: “In questo nostro andare, che dura da parecchie ore noi stiamo andando a cercare lei… la Vergine santa è per noi <<l’icona dell’itineranza>>, di questo andare, della transumanza, del nostro passare da una terra all’altra – trans humus – cambiare territorio. Maria è la Vergine del cammino e noi siamo in cammino, stiamo andando a cercare proprio lei, la Vergine del cammino, la Vergine delle mete sicure… A me piace moltissimo invocare Maria come la Madonna della strada, la Madonna del cammino”.
Il mio augurio è che ognuno di noi, guardando a questi due esempi luminosi di Santità della nostra bellissima terra di Puglia, guardando a Maria donna feriale, donna dei nostri tempi, possa intraprendere rinnovato, carico di speranza e pieno di carità, il cammino vero i luoghi in cui il Signore vorrà condurci, a braccia aperte verso coloro che vorrà farci incontrare e soccorrere, realizzando il progetto d’amore che Egli ha sulle nostre vite e che ci condurrà al termine all’incontro con Lui.
Maria Lucia Ippolito